LETTERA APERTA
Viviana è la fotografa.
Voi, lettori, body builder, appassionati o semplici curiosi, i destinatari della fotografia che mi appresto a scattare.
Il punto sul quale è fissato l’obiettivo della mia macchina fotografica virtuale è naturalmente il body building.
Perché dopo anni di silenzio ho deciso di scattare questa foto e di farvene dono? Perché sento la necessità di dire delle cose. E perche’ credo di avere degli obblighi verso questa disciplina che tanto mi ha dato.
Mi ritengo una persona sensibile. La sensibilità è, a mio parere, la capacità di vedere il “piccolo” e di vederlo anche da diverse angolazioni, riuscendo a cogliere ogni aspetto di una cosa. In quest’ottica di persona sensibile guardo il body building. L’osservo da più di 35 anni.
Quante cose sono cambiate! Sicuramente sono io ad essere molto cambiata: gli anni, il tempo e l’esperienza hanno mutato luce, colori, posizione e ciò che vedo ora è enormemente differente da ciò che vedevo anche solo qualche anno fa.
Ora il vero body building mi sembra solo quello che faccio quando vado in palestra ad allenarmi. Un body building fatto di passione immutata, di movimenti acquisiti e consapevoli. Di sensazioni provate e riprovate. Di intimo colloquio con il mio corpo. Di simbiosi tra la mia mente e i miei muscoli. Di feeling tra il desiderio di migliorare e le mie fibre.
Migliorare. Ecco un’altra cosa assai mutata. Ho scritto migliorare, non più crescere come avrei fatto fino a ieri. Forse anche questo è un gradino da salire. Andare oltre il desiderio di pura crescita, oltre la necessità di sentirsi grossi che contraddistingue noi portatori di questa “malattia” chiamata body building.
Sono fiera di ciò che ho costruito. L’ho fatto sostanzialmente grazie ad una persona che mi ha insegnato che il body building è rinuncia e sacrificio, è allenamento costante e regolare, è la conquista di un giorno dopo l’altro. È la gara vinta con fatica, arrivando al risultato con piccoli step successivi... Senza fretta e senza scorciatoie... Senza abusare. Senza mai tirarsi indietro alla fatica. Senza mai avere paura di mettersi in gioco. Perché nel body building vince chi arriva e chi dura….non chi arriva primo. Questo mi ha insegnato quella persona, quel Giuseppe al quale io devo tanto.
Ora, a 48 anni il mio body building è questo: è star bene con me stessa, è dimostrare ad ogni allenamento che non siamo dei cretini che si gonfiano i muscoli, ma che dentro tanta “carne” c’è conoscenza, padronanza, capacità critica. Che per costruire il nostro corpo ci vuole tenacia, volontà, energia e tanta intelligenza. Che il nostro body building non è una disciplina che rende rozzi e goffi, ma uno strumento duttile che si presta alle esigenze di tutti e che a tutti puo’ essere utile. Questo cerco di trasmettere a chi si allena con me.
Ora non ho più bisogno di gareggiare per sentirmi body builder. Non vi nascondo che è stata una scelta a volte sofferta, ma ritengo che ad un certo punto insistere e ripetersi nel tempo sia sinonimo di stupidità. Forse anche questo è un gradino che bisogna affrontare. La gara è un momento di sfida con sé stessi prima che con gli altri. È sicuramente anche un momento di crescita. Io per anni l’ho fatto e anni di gare mi hanno regalato ricordi, emozioni, gioie che porterò per sempre con me. Ma ho anche visto i miei limiti: il circuito professionistico non ammette debolezze né cose lasciate a metà. Ed io per tanti aspetti non ho avuto la capacità di soffrire fino in fondo. Né di rischiare l’estremo. Non ne ho avuto il coraggio e forse e’ stato giusto così.
Ora ciò che mi importa veramente è di potermi allenare ancora a lungo cercando di preservare quel fisico che con tanti sacrifici ho costruito.
Al di la delle gare... Al di la delle federazioni... Al di la dell’invidia e della stupidità che tanto circola nel nostro ambiente... Al di la di tutto ciò che ancora non va in questo nostro mondo del ferro. Perché alla fine è proprio vero: vince chi dura!
Un bacio a tutti dalla vostra... sempre grossa...